
Nell’opera poetica “L’invisibile nutrimento” di Myriam De Luca, già dai primi versi della lirica “Fluttua l’anima/ tra la voglia di liberarsi dai suoi vizi/ e l’insidiosa tentazione/ di compiacersi in essi/ Strappo dal letto della sopportazione la coperta dell’ambiguità/… si evince lo ὠσμός, tra il vero e il falso esistenziale e la ἔρευνα dell’amore e libertà ex hoc mundo percorrendo la via solitaria del cambiamento/ balsamo per le mie incertezze/…
La poetessa De Luca fa propria l’arte della ricerca della parola come intuizione lirica e pura; contemplazione del sentimento. Tale concezione, in cui l’arte – alogica – è una suprema distillazione estetica, sembra essere vicina a quella del decadentismo (poeta-profeta, staccato dalla realtà).
Una beata tranquillità/ si adagia sopra nuvole soffici/ che mi ovattano/ dalla voce stridula dell’’ignoranza/ …
Questo fiore di poesia è coltivato con la concezione classica della forma, di una forma che assorbe il contenuto, lo svuota di sentimento pratico, drammatico, emozionale, logico, e lo rende ineffabile ai degustatori.
Esprimere la felicità non è facile, ma la Nostra le dà un significato in semplici e significativi versi nella poesia “Il tempo che vorrei”: Vorrei un tempo/ di gesti e parole/ che sussurrano/ emozioni di pace/ …/ Un tempo di musica per coprire la collera/ … [CONTINUA]…
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