Un tenero ricordo

Dedico un tenero ricordo della mia infanzia alla mia città, Palermo, esempio emblematico del multiculturalismo.

Come un libro stampato, tutti i monumenti, le chiese, i mercati di Palermo ci raccontano la storia delle sue innumerevoli dominazioni e del suo carattere multietnico.


Da bambina mi piaceva accompagnare il nonno a fare la spesa al mercato di Ballarò.

L’odore, i suoni e i colori di quelle domeniche sono incisi nelle mie narici, nelle orecchie, negli occhi, nel cuore.

Non esisteva gioco più divertente e stimolante per me di tutte quelle voci, appartenenti a lingue ed etnie diverse, che “abbanniavano” pesce fresco, carne, spezie, frutta e ortaggi di ogni tipo.

Già da allora lo zenzero mi faceva starnutire, così il nonno, prontamente, mi piantava sul naso una foglia di basilico.

Mi piaceva sfiorare i colori accesi dei tessuti ammassati alla rinfusa nelle bancarelle e osservare gli adulti che se li contendevano.

Prima di tornare a casa, era d’obbligo passare a salutare Akin, l’amico del nonno che lavorava la pelle.

Mentre loro chiacchieravano, io mi divertivo a battere un piccolo martello su una pezza di cuoio.

Tra i tanti oggetti strani che popolavano la bancarella di Akin, ce n’era uno che mi incuriosiva particolarmente, il djembe.

Quando lo suonò la prima volta per me e il nonno, gli estorsi la promessa di insegnarmi a suonare quello strano strumento simile a un calice ricoperto di pelle di capra che colpito con le mani emetteva dei suoni insoliti.

Akin, in uno dei nostri ultimi incontri, me ne regalò uno e mi incoraggiò a poggiare le mani sulla pelle del tamburo e a battere prima la destra e poi la sinistra in modo ritmato.

«Se vuoi un suono basso devi colpire il centro del tamburo con il palmo della mano lasciandolo rimbalzare come se tu stessi saltando su un materasso a molle.

Otterrai un suono aperto se colpisci con le dita solo l’area del bordo.

Nell’alternanza di colpi più o meno forti, sperimenterai toni e ritmi differenti e riprodurrai delle melodie che si accorderanno con l’istinto del momento».

Non ho mai imparato a suonare il djembe, ma la luce degli occhi di Akin e l’entusiasmo della sua anima sono ancora vivi nella mia memoria.

Myriam De Luca

Foto ©Gigliola Siragusa

Pubblicato da ilblogdimyriamdeluca

Sono Myriam De Luca, nasco a Palermo dove vivo e opero. Tre parole bastano per presentarmi e rappresentarmi: Donna, Amore, Scrittura. La ricerca della bellezza, attraverso l’arte in ogni sua forma, è parte fondamentale della mia vita. Seguitemi in questo blog per scoprire il mio mondo, miei libri, la mia anima.

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