In un mondo afflitto e lacerato dal rumore, ti cerco nei luoghi dove il mio bisogno di pace si fonde con la tua pienezza.
Ti cerco nella notte, quando il chiasso si addormenta e tutto si irradia di quiete.
Le parole e i gesti di una vita urlata si abbandonano alla calma e alla concentrazione.
Sei tu che mi permetti di scrivere e creare, di tacere e di ascoltare.
Sei la dimensione dello studio, della scoperta, dell’attesa, dell’intuizione. Sei lo spazio vuoto che partorisce pensieri sani e soluzioni sensate.
Mi inviti a contemplare e a dialogare con la mia interiorità.
Mi ricordi chi sono veramente e quali sono le mie esigenze reali.
Fai riaffiorare i vuoti e i pieni del mio essere, e mi denudi di ogni corazza.
È forse per questo che molti ti temono e fuggono dalla tua saggezza?
Ti cerco a occhi chiusi quando respiro l’odore del mare.
Ti cerco tra i sentieri affidabili del bosco, nei greti scavati dalla Tramontana, sulle scogliere avvolte dalla nebbia.
Ti cerco seduta ai margini dell’esistenza, al riparo da fragorose mischie “indistinguibili”, dalla banalizzazione dei pregiudizi, dall’inconsapevolezza delle emozioni.
Sei armonioso, discreto, composto ed elegante; non sopporti l’arroganza e il far villano.
La rabbia e l’ira si ritrovano a balbettare di fronte alla tua flemma britannica che le fa sentire goffe e primitive.
Mi hai insegnato che, spesso, la falsità si annida dentro tante parole sdolcinate e che i rapporti più autentici si alimentano dei tuoi grandi silenzi.
Ti celebro nell’ascolto dell’altro e nella comprensione della sua sofferenza.
Tu, come tutte le passioni e le emozioni più forti, colmo di parole, taci.
Per stare in tua compagnia non basta tenere la bocca chiusa: tu sei espressione viva dell’anima e della mente.
Ti chiedo scusa per tutte le volte in cui ti ho interrotto per pronunciare parole prive di valore e per aver infranto la sacralità di cui volevi farmi dono.
Tienimi stretta nel tuo fedele abbraccio,
Myriam
Photo by Emiliano Milanesi