Imbustati nei nostri vestiti puliti e ben stirati, ascoltiamo i bisogni dei più deboli e siamo pronti a farci in quattro per aiutarli.
Quando arriva il momento di agire, restiamo immobili dentro la nostra zona di confort, indossando maschere perfette;
le stesse indossate da coloro che ci hanno preceduto, coloro che hanno permesso, durante la storia dell’umanità, crimini efferati nei confronti di esseri umani ridotti in pezzi di carne senza voce.
Urliamo con i fatti la nostra indignazione, noi che la voce ce l’abbiamo e cerchiamo di tutelare davvero la dignità e la sicurezza di ogni essere umano.
C’è ancora tanto da fare per lenire i lamenti dei deportati nei campi di concentramento, perché essi rivivono in ogni clandestino che chiede asilo.
C’è ancora tanto da fare per liberare Anna Frank dalla stanza segreta dove è costretta a nascondersi, perché lei rivive in ogni donna privata della sua libertà, in ogni donna violentata, in ogni donna uccisa.
C’è ancora tanto da fare per liberare il mondo dai Nazisti, perché essi rivivono in ogni massacro causato dalle guerre e dai deliri di onnipotenza.
Spogliamoci dei nostri abiti impeccabili e indossiamo indumenti logori e sdruciti per provare come ci si possa sentire.
Scendiamo dal nostro piedistallo da cui sputiamo sentenze, giudichiamo senza conoscere, cataloghiamo ed etichettiamo.
È tempo di salire tutti insieme sul promontorio dell’umiltà, e da lì intonare inni di solidarietà e di pace.
Myriam