Può sembrare bizzarro che le due figure di donna che ho scelto di raccontare per gli Anni Ottanta abbiano un forte elemento in comune. A un primo sguardo non si direbbe: una principessa e un premio Nobel per la Medicina, una che appariva sui rotocalchi internazionali e l’altra dedita alla ricerca di laboratorio.
Eppure ciò che hanno avuto in comune è stato l’impegno che hanno dimostrato – scientifico da una parte, umanitario dall’altra – nei confronti della malattia che ha davvero segnato e sconvolto quel decennio. Questo può solo darci la misura di come il virus dell’HIV ha veramente colpito la società del tempo, trasformandola emotivamente e non solo. Oggi, quindi, vi racconterò la storia di Françoise Barré-Sinoussi, la donna che quel virus l’ha scoperto.

Françoise Barré-Sinoussi è nata a Parigi nel 1947. La virologia non era nelle sue iniziali intenzioni. Anzi, inizialmente aveva scartato gli studi di Medicina in favore delle Scienze Naturali, dal momento che fin da bambina era sempre stata affascinata dalla natura.
Durante i primi anni di università, tuttavia, comincia a interessarsi alla biochimica, disciplina nella quale si laurea nel 1971. Alla ricerca di un laboratorio in cui fare pratica per la specializzazione, Françoise Barré-Sinoussi riesce infine a entrare come volontaria all’Istituto Pasteur di Parigi, guidato dal virologo Jean-Claude Chermann.
È questa la svolta che cambierà la sua vita e la sua carriera.
Nel 1981 negli USA vengono certificati i primi casi di una malattia sconosciuta, che comincerà a diffondersi anche in Europa. Nel 1982 viene assegnato alla patologia il nome con cui è conosciuta anche adesso – AIDS – ma ancora si ignorano le cause di quella che sta diventando una piccola epidemia. È in quello stesso anno che il gruppo di ricercatori dell’Istituto Pasteur viene contattato per analizzare le biopsie dei pazienti.
Nel 1983 Françoise Barré-Sinoussi, assieme a Luc Montagnier che è a capo dell’unità di oncologia virale dell’Istituto, analizza i linfonodi di un paziente affetto da linfoadenopatia generalizzata e realizza che, in effetti, la malattia è provocata da un virus. La scoperta viene annunciata nello stesso anno attraverso una pubblicazione scientifica, dove il virus viene inizialmente chiamato LAV, per poi assumere la denominazione definitiva di HIV nel 1986.
Tra il 1984 e il 1985, la virologa si reca in Africa, dove ha la possibilità di osservare la malattia da vicino e, allo stesso tempo, di assistere alle sue devastanti conseguenze. Nel 1985 muore di AIDS l’attore Rock Hudson e, dopo di lui, molti altri personaggi famosi saranno vittime del virus. Sono questi decessi a sconvolgere il mondo e ad attirare l’attenzione sul problema, mutando definitivamente la percezioni della malattia nell’opinione pubblica.
Françoise Barré-Sinoussi è stata insignita del Nobel per la Medicina nel 2008. Per tutti gli anni successivi alla sua scoperta, ha continuato a dirigere le ricerche sul virus, volte a raggiungere una maggiore comprensione dei suoi meccanismi e alla sperimentazione di un vaccino efficace. Di fronte alle difficoltà evidenti nella creazione di questo tipo di farmaco, la virologa si è sempre impegnata nella divulgazione e nella comunicazione, per far comprendere i rischi e promuovere la prevenzione.
“Certo, mi piacerebbe fermarmi e vedere che abbiamo un vaccino contro l'HIV e un altro trattamento che potrebbe indurre la remissione, ma questa è la vita. Incoraggio la nuova generazione di scienziati di oggi a continuare il nostro lavoro. La scienza non si ferma mai. Solo perché uno scienziato si ferma, la scienza non dovrebbe fermarsi."