C’è una vita visibile, e ce n’è un’altra che appartiene solo a noi, di cui nessuno sa nulla. Nina Berberova.
Essere bambini non è un lusso ma un diritto. I bambini devono giocare, non diventare i giocattoli di certi individui malati e perversi. L’innocenza di Mary, la bambina protagonista della storia, è intrappolata in una realtà infernale.
Ella, la maggiore di tante sorelle e fratelli, a soli cinque anni è costretta a prendersi cura della casa e dei fratelli.
I genitori, problematici e anafettivi, sottopongono la bambina a
“una Via Crucis dalle mille stazioni”. Le tematiche affrontate sono inquietanti per ogni coscienza, crudeli e spietate per ogni cuore.
Mary è sottomessa a un padre che utilizza la violenza per mantenere una relazione di potere e sopraffazione sulla madre, ma anche sui figli, su di lei in particolare. Inganni e follie, grovigli e bugie che spesso gli adulti sanno mescolare con i colori puri dell’infanzia.
Il lettore è costretto a fare i conti con i comportamenti patologici dei personaggi del romanzo. Il virus della violenza e della ferocia si potenzia e perdura nel tempo, contagiando e invadendo zone sempre più estese nell’ambito delle relazioni all’interno della famiglia di Mary in un’escalation senza fine. Una narrazione a tratti delicata e commovente, a tratti sconcertante e inaccettabile.

“Mary somigliava tanto a un mazzo di carte nelle mani del suo prestigiatore e si tappava le orecchie per non ascoltare, lo stomaco cominciava a farle male, le budella si attorcigliavano, cominciavano a stritolarsi fino a strozzarsi”.
Un’ autrice coraggiosa e determinata nel percorrere il sentiero impervio e liberatorio della verità attraverso una potentissima arma: la scrittura.