“Quel mare sconfinato, senza limite, ora mi suggeriva di seguirlo, di oltrepassare quel limite che spesso non si ha il coraggio di scavalcare, di abbandonarmi a quella sensazione sconosciuta che si agitava dentro di me. Adesso sentivo che l’ignoto era il posto più sicuro per ritrovare me stessa”
Myriam De Luca, Via Paganini, 7
Se dico “viaggio”, a cosa pensate?
La letteratura, la musica, la pittura ci hanno raccontato tanto sul senso profondo di questa parola. C’è chi viaggia per amore della conoscenza, ma poi ritorna sempre a casa. Chi viaggia per scommessa e per scoprire i propri limiti. Chi viaggia senza meta alla ricerca di se stesso e chi viaggia per perdersi nel mondo rinunciando a se stesso. Si viaggia in macchina, in moto, in nave, in aereo, in mongolfiera, in treno oppure a piedi. Qualunque sia il mezzo, nessun posto è davvero lontano per chi desidera partire. E nessuna meta è davvero una fine, se è il senso stesso dell’andare a spingerci.
“Dietro a un miraggio c’è sempre un miraggio da considerare, come del resto alla fine di un viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare”, cantava infatti De Gregori. E se gli americani sognano il viaggio che li riporti a casa, nella “sweet home” della giovinezza, per i Beatles l’inizio di un viaggio segna la fine di un amore. Anche secondo Irene Grandi “prima di partire per un lungo viaggio devi portare con te la voglia di non tornare più”, mentre per Grignani “un viaggio ha senso solo senza ritorno se non in volo, senza fermate né confini, solo orizzonti neanche troppo lontani”. E gli esempi potrebbero continuare all’infinito.
Nel mio libro, il viaggio è un elemento fondamentale, è l’inizio di una nuova vita, un ponte, un passaggio. L’approdo non è un paese straniero, ma una dimora diversa dalla precedente. L’ignoto non fa necessariamente paura, ma è radice di ogni possibilità. Il viaggio (soprattutto, idealmente, il viaggio per mare, attraverso l’acqua) ci riporta alla nostra dimensione uterina, ci offre una seconda nascita. Ci rende sì indifferenziati, perché siamo tutti potenziali naufraghi e tutti migranti in questo processo, ma ci rende pure totipotenti rispetto alla nostra esistenza.
Se dico “viaggio”, allora, voi a cosa pensate?
Photo by Mantas Hesthaven